La riproduzione del Merlo indiano in cattività

Scritto da Debora Romano dott.sa Debora Romano nella categoria Uccelli
La riproduzione del Merlo indiano in cattività

I casi di riproduzione fra i merli indiani in cattività sono rarissimi. Ciò dipende certo dal fatto che questi uccelli sono restii a nidificare allo stato domestico, ma è anche vero che sono pochi gli ornicoltori che tentano di farli riprodurre. In genere viene acquistato un soggetto solo, e anche coloro che dispongono d'una coppia difficilmente dispongono di una gabbia idonea allo scopo.

Pertanto, pur non nascondendo le difficoltà dell'impresa, riteniamo che la si possa tentare con un certo ottimismo a patto che esistano le condizioni idonee.

Scelta, alimentazione e isolamento della coppia

Bisogna innanzi tutto iniziare con la scelta dei riproduttori. Dal momento che il dimorfismo sessuale nei merli indiani non è evidenziato, il primo problema è quello di assortire un maschio e una femmina. Se non è possibile acquistare dei soggetti di cui sia certo il sesso, conviene acquistare alcuni giovani e mantenerli in una voliera, nella fondata speranza che non appartengano tutti allo stesso sesso; in tal caso arriverà il momento che almeno una coppia si formerà spontaneamente, e sarà questa che l'allevatore dovrà isolare per tentare la riproduzione. Sesso a parte, i soggetti scelti per la riproduzione devono essere in ottima salute; se presentano anche lievi segni di non perfette condizioni fisiche vanno esclusi dai tentativi di effettuazione del ciclo riproduttivo sino a quando non siano tornati in piena forma, altrimenti oltre ad avere ancora minori possibilità di successo, si corre il rischio di comprometterne lo stato di salute.

Le possibilità di riproduzione aumentano con soggetti perfettamente addomesticati.

La coppia da cui si spera di ottenere la nidificazione dev'essere perfettamente affiatata, con piumaggio lucente e occhi vivaci, ed entrambi i soggetti devono aver superato l'anno di età.

La coppia va isolata in una voliera esterna di buone dimensioni; più è spazioso e confortevole il contenitore, maggiori sono le possibilità di successo. Parlando dei costumi e delle abitudini allo stato libero di questi uccelli abbiamo visto che essi prediligono le zone boscose; bisogna pertanto cercare di ricreare nell'aviario un ambiente che ricordi quello naturale, sistemandovi alcune piante che offrano un riparo che può facilitarne la decisione di nidificare. Abbiamo altresì visto che in natura questi pennuti costruiscono il proprio nido dentro cavità di vecchi tronchi; si sistemino pertanto nell'aviario dei nidi a cassettina o a tronchetto, collocandoli in alto in punti mascherati dalla vegetazione. È opportuno sistemarne due o tre e di tipo diverso, in modo che la femmina possa effettuare una scelta. Bisogna inoltre fornire alla coppia il materiale per il nido, cioè rametti, paglia e steli vari con cui i merli potranno foderare il nido a tronchetto cavo o a cassettina, per avere a disposizione una soffice coppa in cui deporre le uova.

Tipi di nido

Affinché vi siano maggiori possibilità di successo nella riproduzione, è bene fornire alla coppia un'alimentazione precova che possa favorire l'insorgenza degli stimoli riproduttivi. La normale dieta andrà pertanto quotidianamente integrata con piccole porzioni di carne magra cruda e uovo sodo; si diano anche delle uova di formica e si lasci sempre a disposizione degli uccelli una mangiatoia con del buon pastone per insettivori. Superfluo sottolineare, soprattutto in questo periodo, l'importanza degli integratori minerali, che comunque non devono mai mancare.

A questo punto all'allevatore non rimane che attendere, cercando di lasciare la coppia il più possibile tranquilla.

Dall'accoppiamento alla schiusa

Uova merlo indiano

L'inizio della nidificazione può avvenire sia in primavera sia in estate e sarà denunciato dal comportamento della coppia che entra ed esce da uno dei nidi, portandovi del materiale per l'imbottitura: se ciò accade, esistono fondate speranze di successo.

Se la coppia è perfettamente domestica, al punto da venire a prendere il cibo dalla mano del padrone, questi può effettuare delle discrete ispezioni nel nido per accertare l'eventuale deposizione di uova. Altrimenti è meglio non disturbare i riproduttori, limitandosi alla regolare distribuzione del cibo. Se tutto procede bene, la femmina darà inizio all'incubazione, da sola o con l'aiuto del maschio, per un periodo di tempo sui 12-14 giorni o anche più.

Anche durante questo periodo è bene che i merli continuino ad avere a disposizione l'acqua per il bagno, che andrà invece tolta quando nasceranno i piccoli per evitare che i genitori possano raffreddarli entrando nel nido con il piumaggio ancora bagnato.

Dal momento della schiusa a quello dello svezzamento bisogna continuare a non disturbare la coppia, anche se qualche prudente ispezione al nido è opportuna per accertare che non vi siano piccoli morti o uova non schiuse rotte.

Alimentazione dei piccoli

Per l'alimentazione dei nuovi nati bisogna somministrare quotidianamente ai genitori, **oltre al normale cibo**, la carne e le uova di formica come nell'alimentazione pre-cova, la cui distribuzione bisogna però sospendere durante il periodo dell'incubazione. A disposizione della coppia deve sempre esserci una mangiatoia con pastone per insettivori.

In natura i merli indiani nutrono i nidiacei anche con insetti, pertanto la somministrazione di prede vive è consigliabile anche nell'allevamento in domesticità. Per avere disponibilità d'insetti da somministrare ai merli che stanno allevando la progenie, Pomicoltore può utilizzare delle tarme della farina, piccoli insetti di color bruno, denominati scientificamente Tenebria molitor, che allo stadio larvale appaiono come bruchi nudi giallo-dorati, lucenti, col corpo rivestito di tegumento spesso e comunemente indicati come "vermi della farina". Soprattutto allo stadio larvale questi insetti sono ricercati dai pescatori come esca e dagli orisicoltori come ottimo alimento per gli uccelli, molto nutriente, ricco di proteine e con una buona percentuale di grassi.

Costruzione di una tarmiera

Merlo indiano

Per la notevole prolificità, le poche esigenze alimentari e la semplicità della loro vita, questi insetti sono facilmente allevabili in una apposita tarmiera, cioè in una cassetta, per lo più di legno, di grandezza adeguata al numero delle tarme da allevare, ma in ogni caso di lunghezza non inferiore ai 40 centimetri (altre misure in proporzione), con un coperchio che garantisca una chiusura efficiente e con un'apertura di aerazione protetta da una fitta griglia metallica.

Sul fondo della cassetta si stendono strati alternati di crusca, farina di frumento, pane secco, mangime in polvere per pulcini, stracci, pezzi di legno e di cartone ondulato per fornire nascondigli alle tarme. Crusca e farina vanno cotte preventivamente in forno per evitare lo sviluppo di altri animaletti, che potrebbero danneggiare le tarme. L'altezza dei vari strati deve superare di poco la metà dello spazio disponibile nella cassetta. Sulla superficie si potranno posare degli alimenti umidi, di cui soprattutto gli insetti adulti si nutrono voracemente. Tali alimenti (bucce di frutta, foglie e torsoli di cavoli, scarti di cucina d'ogni genere) vanno posti su un foglio di carta oleata in modo che non entrino in diretto contatto con lo strato di crusca, farina o mangime in polvere ed eliminati ai primi segni di decomposizione.

In una tarmiera di medie dimensioni è possibile introdurre un centinaio di tarme. Questi insetti nel loro processo vitale si presentano sotto tre diversi aspetti: lo stadio larvale durante il quale, come abbiamo visto, appaiono come bruchi nudi dorati e lucenti, forniti di antenne brevi e zampe corte e di mascelle robuste con le quali rodono il cibo; successivamente le larve si trasformano in crisalidi, e durante questo secondo stadio di vita gli insetti non sono più capaci di muoversi e di cibarsi; dall'involucro della crisalide esce poi l'insetto perfetto, cioè un piccolo coleottero bruno molto attivo e vorace. Questi insetti adulti, dalla vita breve, depongono centinaia di uova cilindriche dalle quali nasceranno le larve, nei primi
tempi tanto piccole da non essere praticamente distinguibili a occhio nudo ma destinate a svilupparsi rapidamente.

Nella tarmiera si possono immettere le tarme in qualsiasi stadio vitale. Di norma si immettono le larve, più facilmente reperibili in commercio essendo in vendita nei negozi di articoli per la pesca e in qualche uccelleria.

tarmiera Tarmiera per l'allevamento delle tarme della farina, raffigurate nei tre stadi vitali di larva, crisalide e insetto perfetto.

La tarmiera non va tenuta al sole per evitare un riscaldamento eccessivo e un essiccamento interno, e nemmeno in scantinati bui dove, oltre alla mancanza di luce, si può determinare nel contenitore un pericoloso aumento di umidità. Il luogo ideale per la tarmiera è un locale giustamente luminoso, arieggiato e in cui la temperatura non scenda mai al di sotto dei 20 gradi. La sistemazione dentro la tarmiera d'un piccolo recipiente con acqua permetterà di regolare l'umidità interna, che dev'essere mantenuta su valori medi e controllata periodicamente con l'igrometro. Il controllo dell'umidità interna è molto importante: la mancanza di umidità, specie se accoppiata a calore eccessivo, determina alta mortalità delle crisalidi. D'altro canto l'umidità eccessiva determina processi fermentativi e conseguente alta mortalità delle tarme. Una volta all'anno bisogna provvedere alla ripulitura totale della tarmiera rinnovandone integralmente il contenuto.

In una tarmiera ben tenuta, fornita cioè di buon nutrimento, al giusto grado di temperatura e di umidità, ben arieggiata e in cui non si sono sviluppati processi fermentativi, si possono avere due o tre cicli riproduttivi all'anno. In pratica si realizza una produzione di tarme continua, sufficiente a soddisfare le esigenze alimentari di una coppia di merli indiani e della loro nidiata.

Consigli utili

I giovani merli indiani crescono in fretta, e l'uscita dal nido si ha in genere dopo un paio di settimane dalla nascita. Alimentati da entrambi i genitori, i giovani continuano a fruire della loro assistenza anche dopo l'uscita dal covo natale e pertanto la separazione dagli adulti non deve avvenire sino a quando non sono totalmente in grado di provvedere a se stessi. Anzi, è meglio lasciare unito il nucleo familiare per tutta la stagione invernale arrivando a una eventuale (ma non indispensabile) separazione la primavera successiva, all'inizio di una nuova fase riproduttiva. Chi ha la fortuna di possedere una coppia disposta a riprodursi in cattività, tenga poi presenti alcuni punti.

  • Il numero delle covate effettuate in un anno non deve essere mai superiore a due .
  • La fine delle cove deve verificarsi al più tardi ai primi di agosto, o meglio ancora entro luglio.
  • L'allontanamento del maschio può, in qualche caso, rendersi necessario all'inizio della deposizione, per evitare che danneggi le uova o disturbi i piccoli. A questo provvedimento si deve ricorrere solo in caso di assoluta necessità, quando cioè il maschio non assiste la compagna o magari la disturba, entrando e uscendo dal nido senza interessarsi delle uova o dei piccoli.
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Debora Romano dott.sa Debora Romano

Debora Romano ha una laurea in biotecnologie veterinarie e si è specializzata nella stesura di articoli scientifici sugli animali da oltre dieci anni. È esperta in report scientifici, analisi dei dati e ricerca scientifica.

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